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tra meglio, e del resto lascia la cura ad Esopo. E così detto tolse egli denari tanti, quanti a far un bel convito erano bastevoli, e subitamente andossene in piazza laddove comperò capponi, starne, piccioni, e fagiani, ed altre cose ad un convito bastevoli, e necessarie; e tutta quella roba in più volte a casa portando, passava sempre avanti la porta della casa, nella quale era la moglie di Xanto, fingendo non sapere, ch’ella ivi abitasse. Tante fiate egli passò, che venne pur una volta da uno di cotesta casa incontrato a cui addimandò Esopo s’egli per buona sorte avesse cosa, che comoda fosse per onorar un pajo di nozze, pregandolo volesse accomodargliene, ch’egli le ne avrebbe obbligo, e li farebbe buon pagamento. Rispose colui: Io vi penserò un poco, e se vi sarà cosa al proposito tuo, volendo il Padrone, te ne accomoderò volentieri. Ma dimmi, sei tu quel uomo dabbene, il qual ha da far nozze? prontamente rispose Esopo. O tu nol sai? egli è Xanto Filosofo mio Padrone, il quale dopo dimani deve sposare una bella, gentile, e galante donna, e con essa lei consumare il matrimonio. Ciò sentendo colui incontinente corse a dar aviso di ciò in casa alla mogliera di Xanto: onde ella mossa da invidia, gelosia, prestamente senz’altro fare, nè dire, ritornossene a casa del marito, a cui disse ella: E tu adunque bell’uomo, vorresti torre un’altra moglie, ah? per tutti li Dei: ti giuro, che mentre io sarò viva, un altra donna che me non piglierai. Xanto allora lei abbracciò e baciò cordialissimamente, e fu fra loro la pace fatta: così adunque la mogliera di Xanto, per buona opera di Esopo, ritornò a stare col