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di poterlo ragionevolmente battere, ricordargli tutti gli errori, e tutte le burle, ch’egli ci ha fatto. La donna, come molte lo sono, che quanto più son pregate, tanto più inaspriconsi, ostinata, ed incredula se ne uscì di casa barbottando, e maledicendo, ed a casa del Padre andossene con frettoloso passo.


C A P I T O L O   XXIX.

DIsse allora Esopo: O Padrone, non te lo diss’io che molto più ti ama la cagnuola che la moglie tua? Xanto, dopo alcuni dì, vedendo, che la donna nella collera perseverava, la qual credeva pur, che il tempo scemar dovesse, cercò per tutte quelle vie, e modi, che potè, e seppe migliori, di far sì, ch’ella si disponesse, a lui ritornare. Ma non valsero i presenti, nè preghiere di alcuni suoi parenti a lei mandati con doni; e con promesse grandi, nondimeno ella del ritorno parola sentir non volle; perlocchè stavasi il Filosofo malinconico, afflitto, e sconsolato, e tanto, che egli più di morto, che di vivo sembiante aveva. La qual cosa veggendo Esopo, e temendo, che ’l padrone per ciò in qualche strano umore, ed in difficoltosa infermità non cadesse, ebbe del suo dolore noja, e compassione: onde volle consolarlo, e da tanta molestia levarlo, dicendo: Ricreati ormai, Signor mio, nè pigliar più lungo affanno, ne voler così lungamente corrucciarti, anzi sta pur di buona voglia, perciocchè io voglio ad ogni modo da cotanta tua anzietà, e cordoglio liberarti; e farò in tal modo, che la consorte tua per se stessa, e senza prieghi a starsi teco ritornerà ben volentieri: Fingi solamente di voler torre un’al-