Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/53


D I   E S O P O 39

Esopo chiamata la cagnuola, disse: Questa è quella, o Padrone, che ti vuol bene, e più te, che qualunque altra creatura veramente ama. E, che ciò sia il vero, l’esperienza lo dimostra: considera, che la donna quantunque dica di amarti, nondimeno per ogni minima cosetta, che sia a suo modo fatta si corruccia, si gitta via, smania, grida, s’indiavola, ed il marito villaneggiando pare propriamente la tempesta, finalmente minaccia volersi da lui partire. Ma questa cagnolina se la gridi, se la batti, se la scacci via, stassi umile, quieta, nè perciò lascia di volerti bene, ma dimentica tosto delle battiture, se la chiami a te incontanente ne viene, e con la coda amorevolmente festeggiando ti mostra il suo vero, e fedele amore, e però mi pare aver fatto, ed eseguito quello, che le parole tue m’hanno significato: Era adunque necessario, se volevi, che io alla Padrona recassi il presente, che avessi detto: Piglia e portalo a mia Moglie: Ma solamente dicestimi: Darai queste vivande a quella, che sopra ogni altra cosa mi ama: il che parmi avet fatto ed adempiuto:


C A P I T O L O   XXVIII.

ALlora il Filosofo, a cui parve la giustificazione di Esopo buona, ed essere in ragione ben fondata, disse alla moglie. Ora tu puoi vedere, consorte cara, che la colpa non è mia, ma di questo nostro servidore troppo sofistico, e troppo delle parole osservatore, e semplice esecutore. Pregoti adunque ad avere, come io ho ancora pazienza, sopporta questo errore per amor mio, che io ti prometto, per il bene che ti voglio, con la prima occasione, che mi si porgerà