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avvide, che qualche trama gli si ordiva, al che per provedere corse alla stalla dove per provisione di casa nutrivasi un porco, ed a questo tagliò un piede, il quale pelato, e ben netto, insieme con gli altri tre pose a cuocere nella pignata. Xanto temendo, che Esopo non ritrovando il conto suo, se ne fuggisse, pentitosi della burla fatta, il piede tolto, nella pignatta rimise, dalla quale cavando Esopo la vivanda per addobbarla bene, e portarla in tavola, trovò, che vi erano cinque piedi, allora sopragiunto Xanto, di ciò maravigliandosi, gridò: Oh come son cinque; Cui Esopo disse: Padrone, non sei tu Aritmetico, dimmi, due porci quanti piedi hanno eglino? Otto rispose il Filosofo. Soggiunse il servo, cinque piedi sono quà dentro, adunque, il porco nostro con tre soli si pasce, al che trovando Xanto esser vero, divenne tutto Imaro di colera, e più tanto quanto, che quelli amici suoi di cotal beffa per le risa smascellavansi, a quali diceva egli. Non ve lo diss’io che questo tristo mi farebbe pazzo affatto. Allora Esopo disse: Tu sai Padrone, che la sottrazione fatta secondo la regola d’Aritmetica è vera, è buona; dunque se di otto ne sottraremo cinque tre soli resteranno, perchè nel conto mio non è errore alcuno. Xanto in se stesso molto adirato era, ma conoscendo esser lui stato cagione del male, e che per volere ingannare Esopo, erasi l’inganno sopra di lui rivoltato acquetossi, massimamente giudicando non avere lui giusta cagione di bastonarlo.


C A P I T O L O   XXIII.

DUe giorni dapoi uno de’ suoi discepoli fece al Maestro, ed agli altri suoi condiscepoli una