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D I   E S O P O 27

C A P I T O L O   XVII.


LA donna ebbe per male quelle parole sagge d’Esopo, ma non potendo, quella senza qualche dimostrazione di mal animo rispondere, finse di non alterarsi, ma pigliare tutto in burla, e disse ridendo: Deh marito mio; poichè questo tuo bello schiavo è così dotto, e faceto parlatore, lasciamelo in casa; in fè di Dio, che le parole non gli si perdono in bocca, e credo, che quando tu sarai indisposto, egli potrà per te supplire agli scolari, e dare loro lezione, però voglio con queste mani con esso riconciliarmi. Xanto di ciò allegro, voltatosi ad Esopo disse: ecco che la tua Padrona già ti ha preso affezione, e ti vuol bene. Certo sì rispose Esopo; forsi sia molto difficile cosa a placare una donna, ed ora in un volere, ed ora in altra rivoltarla. Il Padrone a cui pareva Esopo troppo liberamente parlare lo riprese dicendo: Sta quieto, che io per servitore, non per maestro, nè per contradicente ti ho comperato.


C A P I T O L O   XVIII.


IL seguente giorno Xanto menatosi seco Esopo fuori di casa per trastullo, in un Giardino a comperare erbette audossene, le quali avendo già l’ortolano colte, e date ad Esopo, volle Xanto pagarle, ma il giardiniere non accettando il pagamento disse: Messere, io da te non voglio danari, ma in vece di quelle vorrei solamente, che tu mi dichiarassi un dubbio per la cui soluzione mi stillo tutto ’l dì il cer-