Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
F A V O L E | 283 |
garsi a picciola cosa, per non dover esser costretto a maggiore.
Della Cornacchia, ed il Corvo. 367.
a Cornacchia aveva invidia al Corvo, perchè gli uomini con quello prendevano gli auguri, e però era creduto conoscere le cose future. Vedendo ella alcuni viandanti, che passavano, volò sopra una pianta, e cominciò a gracchiare fortemente ch’essi rivoltandosi videro, ch’era una Cornacchia, ed uno di loro disse: Andiamo, ch’ella è una Cornacchia, ch’ha gridato, e non ha augurio alcuno.
Sentenza della favola.
La favola significa, che quelli, che vogliono contendere co’ maggiori di loro, oltre, che non possono essergli uguali, spesso danno da ridere agli altri.
Di un Corvo, ed un Serpente. 368.
n Corvo affamato vide un Serpente, che dormiva al Sole, e volato là lo prese per mangiarlo, ed il Serpente rivoltatosi lo morse, ed il Corvo morendo disse: Aimè misero, che per questo poco cibo perdo la vita.
Sentenza della favola.
La favola dimostra quell’uomo, il quale per cupidigia di guadagno, va in pericolo della vita.
Di una Cornacchia e le Colombe. 369.
na Cornacchia vedendo alcune Colombe domestiche in un Colombajo esser ben pasciute, s’imbianchì, ed andò in quel Colombajo per viver con quelle Colombe. Le Colombe mentre, che la Cornacchia tacque si pensarono, che ella fosse una Colomba, e la lasciaro-