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sti al fuoco impose a un suo fanciullo, che gli voltasse tanto, che egli andasse fuor di casa per una sua facenda: e partendosi di casa disse: Guarda, che tu non imbratti i Tordi, perchè se tu gli lasciassi cadere nella cenere, io te gli farei mangiar tutti a te. Come gli Ucelli furono quasi cotti, il fanciullo per poco avvedimento gli lasciò cadere nella cenere, e ricordandosi di ciò, che gli aveva detto il Padrone, il quale non era ancora ritornato a casa, cominciò a mangiare, i Tordi, e ne mangiò nove, ed essendo tanto satollo, che non poteva mangiare il decimo, cominciò a piangere, ed in questo tornò il Padrone, il quale trovandolo, a piangere, gli domandò la cagione, perchè piangesse; egli disse, che inavvedutamente i Tordi gli erano caduti nella cenere egli n’aveva mangiato nove, e che gli perdonasse, ch’egli era tanto satollo, che non poteva mangiare il decimo; e l’Ucellatore essendo venuto a casa affamato, fu sforzato scacciarsi la fame col solo pane.

Sentenza della favola.

La favola significa quanto sia la natura de’ fanciulli semplicetta, ed aliena da ogni inganno.


Di un Gramatico, ed un’Asino. 342.


U

n Gramatico si gloriava molto della sua scienza, dicendo ch’egli aveva tanto ingegno, e così bel modo d’insegnare, che non solo avrebbe insegnato a gli uomini, ma ancora a gli Asini la Gramatica. Udendo queste parole un Principe, lo chiamò, e disse, se gli bastava l’animo d’insegnar la Gramatica ad un Asino, che gli voleva dare dieci anni di tem-