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Dell’Aquila, ed il Pavone. 332.
Aquila stando con gli altri Ucelli, disse: Io non credo, che sia alcuno di voi più bello di me, il che io conosco per molti segni, e tutta la sua persona lodava; e gli Ucelli tutti l’affermavano, dicendo esser la verità. Il Pavone tacitamente disse: il becco, e l’unghie ti fanno bello, e se non fossero questi, saria quì, chi ti farebbero vedere, che tu non sei il più belio, ma il più brutto.
Sentenza della favola.
La favola dinota, che le cose de’ potenti non lodano per verità, ma per timore.
Del Cane, e l’Asino. 333.
l Cane faceva compagnia all’Asino, che portava un sacco di pane ad un luogo, dove erano molti poveri; nel viaggio venne fame all’uno, e all’altro. L’Asino si pose a pascer l’erba, e il Cane dimandò all’Asino, che gli dasse un poco di pane. L’Asino lo digrignava, e gli diceva, che mangiasse l’erba con lui. Tra questi parlanti, ecco un Lupo; l’Asino disse: O compagno Cane aiutami di grazia, che il Lupo non mi ammazzi, se tu ti volti contra lui so certo ch’egli fuggirà; rispose il Cane. Ora tu mi chiami, che io ti ajuti, e mai non mi hai voluto dare un poco di pane, va in tua mal’ora, ch’io non voglio più tal compagno e lo lasciò mangiare dal Lupo.
Sentenza della favola.
La favola dimostra, che non dobbiamo disprezzare alcuno, che gli non sarà tanto inutile, e vano, che a qualche nostro bisogno non ne possi ajutare.