Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/281


F A V O L E 267

Di un Marito e ia Moglie. 330.


P

iangeva il Marito la morte della sua Moglie dicendo, che mai più non voleva pigliar Moglie, e voleva imitare la Tortora, e farsi solitario, come sfortunato. Venendo poi le donne per mettere la morta nel Feretro, e volendole mettere una bella veste, per mandarla alla sepoltura, subito si levò il Marito, e disse: Lasciate star questa bella veste, perchè io la voglio conservare per altra Moglie, e che la voglio pigliar presto! Le quali parole commossero a riso tutti quelli, che vi erano presenti.

Sentenza della favola.

Questa favola dinota, che l’animo difficilmente si può celare, che con parole non si scuopra alle volte, massimamente negli affetti amorosi.


Del Papagallo. 331.


E

ssendo venuto il Papagallo da Oriente in Occidente, dove questo Ucello non suol nascere, uno gli dimandò, perch’era quà in maggior istimazione, che nella sua patria, e perchè aveva una gabbia di Avolio, con i fornimenti d’argento, ed era nutrito di cibi delicatissimi, e tenuto in gran cura. Egli rispose: Non ti maravigliare di questo, perchè nella patria sua, a niun è dato l’onore, che gli conviene.

Sentenza della favola.

La favola dichiara, che nessuno sapiente è accetto nella sua patria.