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ri, che con tante fatiche v’ho acquistati, e voi non m’avete mai dato un piacere, se non fastidj, e malinconie. I danari risposero; Noi daremo piacere a’ tuoi eredi, che tutti li consumeranno in bagascie, caccie, e cavalli, e l’anima tua arderà a Casa del Diavolo.

Sentenza della favola.

La favola ammonisce, che non dobbiamo far tesoro quì in terra, dove non è la nostra patria, ma nel Cielo, dove eternamente il goderemo.


Di un Ricco, e la Fortuna. 329.


U

n Ricco disse a un povero, che andasse a parlare alla Fortuna, e la pregasse da parte sua, che non gli desse più ricchezze, che non nè voleva più, e gli voleva dare cento scudi per sua fatica. Il povero disse esser troppo prezzo per sì poco viaggio. Il Ricco gliene offerse novanta, ed il povero disse pur esse troppo, e gli ne offerì ottanta, e così venne infino a dieci. Il povero prese quei dieci, e andò a trovar la Fortuna, e le disse da parte del Ricco, che non voleva più ricchezze, ma più presto le desse a lui, che era poveto. A che la Fortuna rispose, che al ricco voleva duplicare, anzi triplicare le richezze, ma non voleva dar cosa alcuna al povero, e voleva, che fosse sempre povero, e che non averebbe avuto nemmeno quelli dieci scudi, se non era ch’ella dormiva quando gli ebbe.

Sentenza della favola.

La favola significa, che la Fortuna è sempre amica d’un felice, ed ancora, che egli non le voglia, gli dà ricchezze, ed altri beni; ed è sempre nemica al povero.