Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/232

218 D I   E S O P O

di loro accorgendosi dell’inganno disse: Addio amico, per questo non mi fiderò di te.

Sentenza della favola.

Moralità. Un prudente se è gabbato una volta, mai più non si fida di simulatori.


Del Corvo. 211.


V

olendo Giove creare il Re degli Ucelli, comandogli a tutti, che dovessero venire al consiglio. Il che vedendo il Corvo prese diverse penne d’altri ucelli, e si adornò di sorte, che pareva il più bello di tutti. Giove lo voleva far Re, e come ciò intesero gli altri ucelli, sdegnati tutti tolsero le lor penne al Corvo, e spogliatolo restò brutto, come prima.

Sentenza della favola.

Moralità. Chi si adorna di cose d’altri, come le perde (il che in un subito gli avviene) si conosce, qual’egli è.


Di un Fabro, ed un Cane. 212.


U

n Fabro aveva un cane, il quale quando egli lavorava, sempre dormiva, ed andando a mangiare subito si destava, e mangiava ciò, che cadeva sotto la tavola. Di che sdegnato il Padrone disse: Addio, quando io lavoro tu dormi, e quando io mangio, sempre tu vegli.

Sentenza della favola.

La favola accenna coloro, che vivono dell’altrui fatiche.


Di una Mula. 113.


U

na Mula per troppo Orzo, ch’aveva mangiato, era diventata tanto grassa, che di continuo scherzava, dicendo fra se medesima: mio Padre fu un Cavallo, che nel cor-