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si muta, quelli ancora ti voltano le spalle.


Del Cane, e dell’Asino. 118.


I

l Cane faceva carezze al Padrone, ed il Padrone al Cane. Il che vedendo l’Asino cominciò a piangere, e lamentarsi fortemente della sua sorte, e gli pareva cosa iniqua esser il Cane accetto a tutti, e mangiare alla tavola del Padrone, e sempre stare in ozio, e piacere, e lui portar sempre il basto, ed aver bastonate, ed esser odiato da tutti. Considerando, che con le carezze il Cane s’acquista l’amore del Padrone, determinò di seguire anco egli quell’arte, che gli pareva tanto utile, e poco faticosa. Onde tornando il Padrone a casa, volle tentar la sorte, per veder se gli riusciva; perciò gli corse incontro, si levò in alto, e gli percoteva al capo; onde quello gridando vennero i servi, e diedero delle buffe al povero Asinello, che voleasi incivilire.

Sentenza della favola

Questa favola, altro non c’insegna, che l’uomo non deve tentare cosa alcuna di fare, dove si conosce mal’atto dalla propria natura.