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DI ESOPO 9

la, e quivi alla sua presenza avendone una buona panciata bevuto, e poscia le dita in gola postesi, il vomito provocava, e non avendo altro in corpo, che l’acqua allora bevuta perciochè ancora a digiuno era, quella sola schietta, e pura ributtò fuori, e poscia con pietosi cenni, pregava il Signore, che parimente alli due accusatori facesse della tepid’acqua bere. Onde maravigliandosi dell’astuto partito d’Esopo volle, che gli altri due Servi così facessero, i quali sforzatamente, l’acqua bevettero, ma le dita di porsi in gola fingendo solamente per le torte vie delle mascelle si dimenavano. Non valse loro quella malizia, che poi, che ebbero l’acqua bevuta, e quella negli stomachi loro con i fichi diguzzandosi, e conturbandosi mosse per se stessa il vomito grande, e di così fatta maniera, che senza fare altra provocazione con le dita, i fichi, che senza masticarli, divorati avevano, al Signor tutti rendettero intieri, il quale vedendo di quei servitori la malvagità, e la falsa accusazione chiaramente conosciuta, deliberò che quel castigo, e pena, che ad Esopo ordinato aveva, a quei due bugiardi, golosi, ed infedeli, tre volte tanto dato loro fosse, e meritevolmente; perciocchè avendo eglino tre peccati ad un tratto commessi, l’uno della gola, l’altro dell’infedeltà, ed il terzo della bugia, e falso testimonio, a ciascuno particolar delitto particolar pena se gli conveniva.


C A P I T O L O   V.


QUindi si conosce quell’antico detto esser vero: Chiunque altrui inganni tesse, in esso anco-