sto per Cremonide, e, standogli assiso da presso quegli e Cleante, ei s’alzò. Meravigliandosene Cleante, dissegli: Odo anche da’ buoni medici, il riposo essere un potentissimo rimedio per le enfiagioni. - Due in un convito erano seduti superiormente a lui, e quello che stavagli dappresso urtava col piede il sottoposto. Lo urlò egli col ginocchio, e dissegli, poichè si voltò: Che pensi dunque soffra da te colui che ti sta sotto? — Ad un amatore di ragazzi disse: Non hanno senno, nè i maestri che conversano co’ fanciulletti, nè costoro. — Ripeteva pure che i discorsi degli eruditi, eziandio quando perfetti, erano simili all’argento alessandrino: grato alla vista, e improntato d’intorno, come la moneta, ma perciò non punto migliori. Quelli che altrimenti, assimigliava all’attiche tetradramme ornate a caso e rozze; per altro spesso preponderanti alle dizioni bene scritte. — Si disputavano da Aristone suo discepolo molte cose senza ingegno, alcune anche affrettatamente e con petulanza: Impossibile, disse, parlar così, se tuo padre non ti avesse generato mentre era ubbriaco; il perchè lui chiamava chiacchierone pur quando era stringato. — Ad un mangiatore, che nulla lasciava indietro a’ commensali, fu una volta servito un gran pesce. Se lo prese Zenone, e cominciando a mangiarlo solo, disse a lui che lo guatava fiso: Qual pensi che fosse il patire de’ tuoi commensali ognidì, se tu non puoi comportare un giorno solo la mia ghiottornia? — Propostagli certa quistione da un giovine curioso oltre l’età, lo condusse innanzi ad uno specchio, e gli comandò di guardarsi in quello; poscia gli chiese se tali quistioni parevangli accor-