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78 | capo primo |
Nell’ombroso suo fasto la fenicia
Vecchia ghiotta mirai, desiderosa
Di tutto: ma in andar smarriasi il suo
Picciol paniere; e avea d’una chitarra
Peggior la mente.
— Disputava assiduamente con Filone, e seco lui ricreavasi; onde presso il più giovane Zenone non fu in minore stima di Diodoro suo maestro.
XVIII. Gli stavano d’intorno, come dice Timone, non so quali uomini ignudo-sudici:
Chè una nube di poveri raccolse
Fra quanti piu meschini e più leggieri
Eran per la città.
— Egli poi era triste e severo, e raggrinzava la faccia; ed era oltre modo frugale e portato, a pretesto di economia, alla sordidezza dei barbari.
XIX. Se riprendeva taluno, il facea copertamente e non troppo, ma da lontano. Sia d’esempio ciò che una volta disse ad un tale, che si ornava con ricercatezza. Passando costui, con circospezione sopra una pozzanghera, disse Zenone: Teme il fango a ragione, perchè e’ non può specchiarvisi. — A non so quale Cinico, che affermando di non aver oglio nel suo vaso, ne chiedeva a lui, disse, che non ne darebbe; esortollo per altro, allontanandosi, a considerare chi dei due fosse più sfrontato. — Sentendosi amorosamente dispo-