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il loro esercitarsi anche sulle cose dell’anima, non inutilmente e imperfettamente si travaglierebbero. Nulla insomma nella vita, diceva, condursi a buon fine senza esercizio, e questo poter vincere ogni cosa. Dovendosi adunque, collo scerre, in cambio dr fatiche inutili, quelle che sono secondo natura, vivere felicemente, gli uomini per istoltezza si rendono infelici. E per vero il disprezzo della stessa voluttà è piacevolissimo, premeditato. E siccome gli accostumati a vivere voluttuosamente con disgusto si lasciano andare nel contrario, così quelli che si sono esercitati nel contrario, con maggior piacere dispregiano la voluttà. — Di tali cose teneva discorso, e col fatto le dimostrava, veramente falsando la moneta (il costume), col non concedere nulla così alla legge come alla natura, affermando di condurre una vita del conio istesso di quella di Ercole, niente preferendo alla libertà; e dicendo tutte le cose essere dei sapienti; e facendo interrogazioni con que’ modi di ragionamento che sopra abbiamo riferito: Tutte le cose sono degli iddii; amici a’ sapienti gli iddii; comuni le cose degli amici; tutte le cose dunque dei sapienti. — Intorno alla legge, cioè che senza di quella era impossibile governare uno stato, diceva: senza città non esservi alcun utile dell’urbano; cosa urbana la città; e di nessun utile la città senza la legge; urbana dunque la legge. — Della nobiltà, della gloria e simili cose burlavasi dicendo, che erano abbigliamenti del vizio, e che il solo governo retto era quello del mondo. — E affermava che anche le donne doveano essere comuni, e senza far cenno di matrimonio, che ognuno potea congiugnersi col