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384 epicuro.

zioni fra loro fossero meno ambigue e più brevemente esposte: ed anco inferite alcune cose che non si vedono, offerendo a quelli che ne avevano conoscenza, certi suoni, alcuni dei quali proferiti per necessità, altri in conseguenza di raziocinio, così interpretati per diversa cagione. — Anche nelle cose celesti il movimento, la conversione, l’eclissi, il sorgere, il tramonto e simili noti s’ha da stimare che accadano pel ministero di alcuno, che le ordini o governi, ed ogni beatitudine abbia insieme all’immortalità; poichè i negozj, le cure, gli sdegni ed i piaceri non consuonano colla beatitudine, ma colla debilità, colla paura e col bisogno, di cui e’ sono più presso: nè, d’altro canto, che qualche cosa di igneo confusa insieme, conseguita la beatitudine, prenda volontariamente questi moti, ma volersi tutto il decoro serbare per ogni nome che a queste nozioni si riferisce, se nulla di opposto a ciò ch’è decoroso da essi si mostri; altrimenti, grandissimo disordine produrrà nelle anime questa opposizione. Per la qual cosa secondo gli impedimenti che dal principio di queste conversioni sono nella composizione del mondo, creder dobbiamo anche una sì fatta necessità e periodo compirsi. Quindi lo indagare minutamente la cagione rispetto a’ più sicuri essere da considerarsi ufficio della fisiologia, e la felicità essere qui caduta nella conoscenza delle cose celesti e della qualità delle nature che si osservano in queste cose celesti, ed in quante sono ad esse affini nel minuto esame di quelle. E oltre a ciò essere in sì fatte cose e quello che è di più maniere, e quello