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diogene. 29

dall’amoroso; Il coltello, disse, è bello per certo, ma n’è brutta la presa ([testo greco]). — Lodando alcuni un tale che gli dava, E me, disse, non lodate che sono degno di prendere? — Da un tale gli era ridomandato il mantello; disse: Se me l’hai donato, lo posseggo, se me l’hai prestato, lo adopero. — Dicendogli un bastardo che aveva dell’oro nel mantello: Anzi, rispose, perciò stesso me lo pongo sotto a dormire. — Interrogato qual vantaggio avesse tratto dalla filosofia, rispose: Quand’anche nessun altro, questo almeno di essere apparecchiato ad ogni evento. — Interrogato d’onde fosse? Cosmopolito, rispose. — Alcuni facevano sagrificio per la nascita di un figlio, E per la sua riuscita, disse, non farete sagrifizj? Richiesto un giorno di un’elemosina, disse al capo della colletta:

     Gli altri spoglia , da Ettor rattien le mani.

Le cortigiane, diceva essere regine dei re; poichè chiedevano quel che ad esse pareva. — Avendo gli Ateniesi fatto un decreto che Alessandro fosse Bacco, Me pure, disse, fate Serapide. — Ad uno che il rimproverava com’egli entrasse in luoghi immondi, Anche il sole, disse, entra ne' cessi, ma non s’imbratta. — Pranzando in un sacrato, gli furono posti dinanzi dei pani sporchi; levandoli, li gittò via col dire: Nessuna lordura entrar dee nel sacrato. — Ad un tale che gli diceva: Tu fai il filosofo senza saper nulla, rispose: E s’io fingo sapienza, non è ciò stesso filosofare? — Ad uno che gli raccomandava un fanciullo e diceva, come