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epicuro. | 363 |
ne — Della ricchezza — Contro Democrito — Della nobiltà.
XII. Anche Polieno di Atenodoro lampsaceno, che era, al dire di Filodemo, affettuoso e buono.
XIII. E il suo successore Ermarco di Agemarco, cittadino mitileneo, nato bensì da padre povero, ma dedito prima all’eloquenza. Sono di pubblica ragione questi suoi bellissimi libri: Di Empedocle, epistolari a ventidue — 'Delle discipline, contro Platone — Contro Aristotele. — Finiva di paralisi; e fu un degno uomo.
XIV. E del pari Leonteo lampsaceno, e la Temista sua donna, alla quale scriveva anche Epicuro.
XV. E Colote eziandio e Idomeneo, lampsaceni pur essi. — Questi furono i celebri tra cui era anche Polistrato, il successore di Ermarco, al quale succedette Dionisio, al quale Basilide. — Fu celebre anche Apollodoro, il tiranno degli orti, il quale scrisse più di quattrocento libri; e due Tolomei, alessandrini, il nero e il bianco; e Zenone sidonio, uditore di Apoliodoro, uomo che scrisse di molte cose; e Demetrio soprannomato il Lacone, e Diogene da Tarso che le scuole scelte descrisse; e Orione ed altri che i veri Epicurei appellano sofisti.
XVI. V’ebbero anche tre altri Epicuri: uno figlio di Leonteo e della Temista; uno magnesio; il quarto gladiatore.
XVII. Epicuro scrisse di moltissime cose, superando tutti nella quantità de’ suoi libri, da che i ruotoli sono presso a trecento. Nessuna autorità esteriore si riferisce in quelli, ma sole sentenze di Epicuro.