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epicuro. 361

all’età, la maritino a cui piaccia ad Ermarco, tra’ filosofanti seco, pur che sia modesta e ad Ermarco obbediente. E Aminomaco e Timocrate, consigliandosi con Ermarco, dieno pel mantenimento di quelli ciò che ad essi parrà tutti gli anni dai redditi de’ nostri beni. E facciano in loro compagnia anche Ermarco padrone delle entrate, affinchè ogni cosa avvenga col consiglio di lui invecchiato meco filosofando, e rimasto per eredità capo dei nostri confilosofanti. La dote alla fanciulla, venuta in pubertà, daranno Aminomaco e Timocrate in quella misura che loro paresse, togliendola, col consiglio di Ermarco, dalle nostre facoltà. — Si prendano cura di Nicanore, come si fece anche per noi, affinchè, quanti filosofarono meco offerendoci il proprio, e mostrandoci ogni maniera di amorevolezze, preferirono invecchiaie con noi nella filosofia, di nulla abbisognino, per quanto è in poter nostro, di ciò che è necessarlo. — Diano ad Ermarco i libri tutti di nostra pertinenza. — Che se qualche umano accidente nascesse ad Ermarco, prima che i figliuoletti di Metrodoro venissero a maturità, Aminomaco e Timocrate, conducendosi quelli regolarmente, provvedano, per quanto è da essi, ad ogni loro necessità del frutto di ciò che noi abbiamo lasciato. E provvedano al possibile perchè ciascuna dell’altre cose si faccia come da noi fu disposto. — Tra i giovani schiavi lascio in libertà Mus, Nicia, Licone, e lascio libera anche la Fedrio.“

E già moriente scrive a Idomeneo questa lettera: