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annotazioni 349

renti rispetto al vero ed al falso, che sono incerte e non sommesse al nostro giudizio. Insegnarono di più, che noi non impariamo nulla di vero, sul conto delle cose, nè per mezzo dei sensi, nè per mezzo dell’opinione. — Anche nelle dottrine morali, di cui particolarmente si occupavano, in conformità alla loro tendenza pratica, non giunsero per tal mezzo che a questo risultamento sofistico, che nessuna cosa non è nè bella, nè brutta, nè giusta, nè ingiusta, ma che tutto non si giudica dagli uomini che a seconda della loro situazione e delle loro abitudini. — Nè solo alle idee, ma la loro incertezza estendevasi a tutta la scienza. — Assai incerto è il modo col quale Pirrone e Timone procedettero contro i Dommatici. Per certo la loro arma migliore trovarono nell’opposizione esistente tra il fenomeno sensibile e l’essenza reale delle cose, oggetto della conoscenza razionale; poichè quest’opposizione sortiva dalla confessione di Timone, che per verità una cosa parevagli dolce, ma ch’e’ non diceva tuttavia per questo che fosse dolce in effetto. Questa opposizione si appalesa anche più chiaro in ciò che diceva Timone, che avvi una natura eterna del divino e del buono, per la quale la vita dell’uomo riceve la sua regolarità, e che è uno dei fenomeni a cui deve attenersi. Pare che gli Scettici sentissero adunque la forza che ci fa tendere alla conoscenza di una verità al di sopra dei fenomeni, ma che non potessero tracciare alcun punto d’appoggio, sicuro per la ricerca del soprassensibile. — Gli Scettici non vedono nell’idea del soprassensibile che qualche cosa di sconosciuto; ella è per essi un segno dei limiti del nulla stesso del nostro pensiero. — Alla seconda quistione (rapporto delle cose con noi) la risposta deriva quasi per sè dalla risposta alla prima; poichè se nulla sappiamo delle cose, dobbiamo al tutto astenerci da qualunque asserzione. Or come praticare un sì fatto precetto ec.?