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annotazioni 343

sultato dell’impressione di un corpo estraneo sull’anima; e suppone in generale che, allorquando una cosa è percetta sensibilmente da noi, certe emanazioni piene di sensazione e di energia vitale, che appella immagini ([testo greco]), si stacchino da ciò che è sentito, e penetrando pei pori degli organi dei sensi si diffondano nell’anima. Queste effusioni, emanazioni o effluvj sono certe figure simili al corpo, dal quale traggono la loro origine, e che s’imprimono nell’anima. Tuttavolta la sola superficie esterna della composizione di questi corpi si può per esse conoscere, ed anche oscuramente, attesa la imperfezione delle immagini, le quali non fanno conoscere il vero, che non consiste se non nell’atomo e nel vuoto ec. Democrito, per altro, non toglieva ogni fede alla conoscenza sensibile, e considerava il fenomeno come mezzo di conoscere l’invisibile, deducendo, per esempio, dalla percezione dei color nero la superficie scabra dell’oggetto. In ciò consiste quello ch’ei chiama conoscenza pura e legittima, vale a dire la ricerca dei principj non sensibili, sorgente dei fenomeni, per conseguenza la ricerca degli atomi e del vuoto, dei quali si compongono i corpi. E perciò dice che ove la conoscenza sensibile non può aver luogo, ove è necessario salire a qualche cosa di più sottile, là comincia la conoscenza legittima. Da questo si scorge che ciò che può essere conosciuto dall’intendimento è il solo vero, poichè gli atomi e il vuoto non sono conosciuti per mezzo dei sensi. Pare tuttavolta che la verità degli atomi non sia in qualche maniera stabilita che per mostrarci che nulla possiamo trovare di vero, od assai poco; perchè noi sappiamo bensì che gli atomi esistono, ma non sappiamo ciò che sono ec. La dottrina di Democrito sulla conoscenza dovea finir dunque col confessare che l’uomo è privo della vera conoscenza ec. — Tutta la morale di Democrito posa sur un egoismo gretto, e sull’amore dei go-