Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/352


annotazioni 331


CAPO III.



I. Udì Anassimandro. — Questa tradizione secondo Ritter è incerta.

II. La terra sferica ec. Due gli elementi ec. — „Costretto di conformarsi ai fenomeni, e ammettendo che l’uno solo esiste agli occhi della ragione, mentre v’ha moltiplicità seguendo i sensi, Parmenide riconosceva due cagioni e due principi primitivi, il caldo e il freddo, ch’egli chiama fuoco e terra, riducendo il primo all’ente, e il secondo al non ente. — Due maniere di essere opposte vi sono nella natura. L’una è il fuoco etereo della fiamma, il fluido, il caldo, il luminóso, il molle e il leggiero; l’altro, la notte, li solido, il freddo, l’oscuro, il duro, il pesante. Questi due ordini di qualità o maniere di essere sono sì opposti fra loro, che essi null’hanno di comune, quantunque in massa eguali entrambi fra loro, ed ogni cosa partecipi dell’uno e dell’altro. Idee naturalmente derivate dall’opposizione fra il vero e l’apparente nella natura. Il fuoco è per lui il vero; ei l’appella come appella l’ente, cioè quella ch’è in tutto simile a sè stesso; la notte al contrario è per lui la semplice apparenza; lo che fa ch’ei l’appelli anche non riconoscibile ([testo greco]), al modo stesso ch’ei chiama inconcepibile il non ente. — Volendo spiegare i fenomeni della natura colla mescolanza di due elementi immutabili, inchinava, come Senofane, alla fisica meccanica. — Egli attribuisce al mondo fenomenale una forma sferica, come all’ente, e stanzia nel centro del mondo un demone che tutto riduce all’unità e tutto regge. Ma l’andamento dei mondo consiste nella mescolanza degli elementi opposti, e nella separazione