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annotazioni 329

l’umanità il sono dei pari ec. — Come dunque in un mondo variabile può essere conosciuta l’immutabile verità? Senofane sembra che si facesse della ricerca del vero senso dell’esistenza divina un problema cui l’uomo dovea disperar di risolvere in questa apparente varietà di fenomeni cangianti, ove non iscorgonsi mai che le parti dell’indivisibile. Però non è meraviglia udirlo ripetere: L’uomo non sa nulla di certo, non v’ha alcuno che nulla sappia nè degli dei, nè di ciò ch’io dica di ogni cosa. Poichè colui che s’abbatte nel meglio e parla con maggior concenvenza, non sa nulla del pari, facendo velo a tutto l’opinione.“ — Ritter.

Visse a’ tempi di Anassimandro. — Non si può indicare con precisione l’epoca della nascita del fondatore della scuola di Elea. Secondo Ritter sembra che Senofane fiorisse verso la 61.ma Olimpiade, non potendosi, eziandio colla grande età del filosofo, conciliare le due opinioni, una di Àpollodoro, che lo fa nascere nella 40.ª Olimpiade, e l’altra di Timeo, che lo dice contemporaneo di Ierone e di Epicarmo. Cousin, non senza erudizione, sostiene l’opinione di Apollodoro, e crede che già avesse oltrepassati gli ottant’anni quando si stabilì in Elea.

III. Scrisse jambi contro Esiodo ed Omero. — Nessun autore antico fa menzione di questi jambi. Forse apponevasi il Rossi credendo interpolato il [testo greco]. Secondo Cousin starebbe la frase, quantunque corrotta; poichè Timone e Sesto tengono Senofane per avversario d’Omero, e a quest’opinione fa puntello un aneddoto di Plutarco. Del resto nella guerra che Senofane fece al politeismo, in quanto attribuiva agli dei ogni sorta di vizj e idee umane, e forme e voce e vesti, ben potè, come il prete Epimenide, combattere Omero ed Esiodo.

Verseggiò le proprie cose. — [testo greco]. Hueb. ipse quoque sua canebat poemata. Ambr. resarciebat. Ross. versibus tradidit. E frase tuttor controversa, ma