gue Eraclito dai precedenti filosofi ionici. Questi tendevano a trovare il principio dei fenomeni e delle forze particolari della natura, di cui supponevano l’esistenza reale, assoluta; quello, per converso, senza brigarsi di questa supposizione, non cercava che di cogliere l’idea della forza vitale la più elevata, e la più perfetta che si riveli in tutti i fenomeni. Ei facciasi dunque l’idea di un ente illuminato, vivente di una vita completa, assoluta, dotato di una forza invincibile, d’una forza che sovra tutto si manifesta sormontando ogni ostacolo, ogni idea che può ad essa opporsi. Nulla naturalmente non può resistere alla forza vitale assoluta; essa è dunque il solo vero, il solo permanente per sempre; ma, come forza vitale assoluta, essa non può essere impastoiata nella sua attività, sebbene nulla di ciò ch’essa forma non resti, e tutto sia in uno stato di nascimento costante. Di modo che la vita eternale del fuoco assorbe, nel pensiero di Eraclito, tutto ciò che dura ne’ fenomeni particolari e in ogni cosa individua. Per lui, come dicevano gli antichi, tutto è, e non è, poichè difatti ogni cosa apparisce, ma disparisce ben tosto; tutto per lui è in movimento; non riposo, non istato di tranquillità. — La ragione perchè Eraclito, rappresentandosi il principio primitivo di ogni fenomeno sotto una forma sensibile, credette trovarlo nel fuoco, si spiega assai di leggieri per la mobilità del fuoco; mobilità ch’è per lui la vita pura istessa, la vita e il movimento assoluto in sè. Ora egli è da considerarsi che noi non troviamo in Eraclito alcuna ragione tendente a provare che il fuoco è il vero principio delle cose; mentre gli altri Ionici cercavano accuratamente di stabilire la loro dottrina toccante l’elemento primo. Lo che puossi spiegare dicendo, che l’elemento particolare l’occupa meno che l’idea fondamentale che tutto riposa su di un ente vivo, perfetto. Non è del pari inverisimile ch’ei concepisse il fuoco ente