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pirrone. 315

definire Pirrone dommaticamente, pe’ contrarj argomenti, ma tener dietro alle apparenze. Lo stesso scrive anche nel libro Contro la filosofia, e in quello Della ricerca. E Zeusi del pari, l’amico di Enesidemo, nel libro Delle duplici ragioni, e Antioco di Laodicea e Apella, nel libro Di Agrippa, pongono le apparenze sole. Così dunque, al dire anche di Enesidemo, secondo gli Scettici, è criterio l’apparente; e così la pensava Epicuro. Ma Democrito scrive che criterio non s’ha dalle cose apparenti, e che neppure esistono. Contro questo criterio delle cose apparenti i Dommatici proseguono dicendo, che quando dalle cose medesime ci sono porte diverse fantasie, come da una torre, aspetto o di rotonda o di quadrata, se lo Scettico nessuna delle due preferisce, nulla fa; ma se una di quelle si pone a seguire, non più la stessa forza, dicono, attribuisce alle cose apparenti. A costoro rispondono gli Scettici, che allorquando ci si offrono fantasie mutate dalle prime diciamo che l’une e l’altre ci appajono; e perciò stabilire essi le cose che appajono perchè appajono. — Gli Scettici, dicono Timone ed Enesidemo, appellan fine la sospensione del giudizio ([testo greco]) cui tien dietro a maniera d’ombra la tranquillità dell’animo ([testo greco]). Cioè non eleggeremo nè fuggiremo l’una piuttosto che l’altra delle cose che sono in noi; ma sì quelle che in noi non sono, ma sono per necessità, nè si possono fuggire, come l’aver fame, sete, dolore; da che sì fatte cose non ci togliam d’attorno col discorso. E ripigliandosi dai Dommatici, come lo Scettico non possa vivendo sottrarsi, qualora gli venisse comandato, anche dal macellare suo padre, gli