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diogene. 21

potente delle mani. — Vedendo una volta condur via dagli Ieromnemoni un tesoriere che aveva rubata certa fiala, disse: I grandi ladri conducono il piccolo, — Vedendo una volta un giovinetto gettar delle pietre ad una croce: Coraggio, disse, tu aggiugnerai lo scopo. — Ai fanciulli che gli stavano d’intorno e dicevano, guardiamo che tu non ci morda: Fidatevi, disse, ragazzi, cane non mangia bietole. — Ad uno che si compiaceva di aver indosso una pelle di leone: Cessa, disse, di svergognare le coperte della forza. — Ad uno che beatificava Callistene, e raccontava com’era partecipe alle magnificenze di Alessandro: Infelice egli adunque, disse, che desina e cena quando piace ad Alessandro. — Solea dire, quando abbisognava di danari, ch’era un richiederli agli amici, non un chiederli. — Una volta in piazza lavorando di mano: Così, disse, col fregare il ventre si potesse non aver fame! — Vedendo un giovinetto andare a cena con alcuni satrapi, lo trasse di forza con sè, e lo condusse a’ suoi di casa, ordinando che lo custodissero. — Ad un giovinetto attillato che gli chiedea qualche cosa, rispose, che e’ non gli avrebbe parlato se prima, alzatisi i panni, non gli mostrava qual dei due fosse, femmina o maschio. — Ad un giovinetto che al bagno faceva il giuoco del cottabo, disse: Quanto meglio; tanto peggio. — In una cena alcuni gli gettavano delle ossa, come ad un cane: ed egli nel partirsi pisciò loro addosso, come i cani. — Gli oratori e tutti che cercano gloria dalla parola chiamava tre volte uomini, per dire tre volte sciagurati. — Chiamava un ricco ignorante, pecora dal vello d’oro. — Vedendo