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CAPO X.
Anassarco.
I. Anassarco abderita. — Egli fu discepolo di Diogene smirneo. Alcuni dicono di Metrodoro chio, il quale affermava: Sè npppur questo sapere, che nulla sapeva. Metrodoro poi era uditore di Nesso chio; secondo altri di Democrito.
II. Anassarco si trovò con Alessandro, e fiorì nella cendecima olimpiade; ed ebbe avverso Nicocreonte tiranno de’ Corintj, Interrogato da Alessandro, in un simposio, che gli paresse della cena, dicono aver risposto: Ogni cosa, o re, magnificamente; non restò, che porre sulle mense la testa di un certo satrapo; accoccandola a Nicocreonte. Costui memore dell’offesa, dopo la morte del re, quando Anassarco dovette, navigando, approdare suo malgrado a Cipro, lo prese, lo gettò in un mortajo, e ordinò che lo percotessero con pestelli di ferro. Ma egli, non brigandosi del supplizio, disse quel motto che va per le bocche di tutti: Pesta pure il sacco d’Anassarco, chè non pesti Anassarco. E comandando Nicocreonte che gli si tagliasse anche la lingua, è fama che strappatalasi co’ denti, gliela sputasse in faccia. — Nostro è un epigramma di questo tenore:
Pestate ancor, più e più; non è che un sacco;