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290 | capo viii |
le quali appellò eziandio fondamento del discorso. Per altro Alcidamo disse quattro i discorsi, affermazione, negazione, interrogazione, appellazione.
V. Il primo de’ suoi trattati, ch’e’ recitò, fu quello intorno agli dei, del quale sopra abbiamo posto il cominciamento; e recitollo ad Atene in casa di Euripide, o, secondo alcuni, in quella di Megaclide. Altri dicono che nel Liceo, servendosi della voce del suo discepolo Arcagora di Teodoto. Accusollo Pitodoro di Polizelo, uno dei quaranta. Aristotele crede Euatlo.
VI. I suoi libri, che si conservano, sono questi: Arte di chi disputa — Della lotta — Delle discipline — Della repubblica — Dell’ambizione — Delle virtù — Dello stato primitivo delle cose — Di quelli che sono all’inferno — Di ciò che non si fa rettamente dagli uomini — Libro di precetti — Giudizio intorno alla mercede — Due libri di obbiezioni. E queste sono le sue opere. — Scrisse un dialogo sopra di lui anche Platone.
VII. Narra Filocoro che, navigando Protagora in Sicilia, il legno facesse naufragio, e che a ciò volesse alludere Euripide, nell’Issione; altri, ch’e’ morì per viaggio, avendo campato fin presso ai novanta. Per altro Apollodoro scrive settanta, e che ne impiegò quaranta a filosofare, ed essere fiorito nell’ottantesima quarta olimpiade. — Sta così un nostro epigramma sopra costui:
Anche di te, Protagora, la fama
Mi narrò che recandoti in Atene
Un dì, già vecchio, per la via moristi.