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CAPO VIII.
Protagora.
I. Protagora figlio di Artemone o, come afferma Apollodoro, e Dinone, ne’ Persiani, di Meandro, era abderitano, al dire di Eraclide pontico, ne’ suoi libri Delle leggi; il quale racconta lui aver date leggi anco a’ Turii. Per altro, secondo Eupoli, nell’Adulatore, era tejo; poichè dice costui:
È già dentro Protagora da Teo.
Egli e Prodico cejo guadagnavano la vita leggendo i loro scritti; e Platone, nel suo Protagora, dice che Prodico aveva la voce grave.
II. Protagora fu uditore di Democrito, e fu, secondo che narra Favorino, nella Varia istoria, chiamato Sapienza.
III. Primo affermò esservi per tutte le cose due ragionamenti opposti fra loro, coi quali usava argomentare, primo ciò avendo praticato; che anzi in qualche luogo cominciò in questa maniera: L’uomo è misura di tutte le cose, delle esistenti, come sono, delle non esistenti, come non sono. Diceva, secondo che scrive Platone, nel Teeteto, Niente essere l’anima fuori dei sensi, essere vera ogni cosa. Altrove incomincia così: Circa