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268 capo primo

XI. Parecchi sono coloro che hanno dichiarato il suo libro: Antistene, Eraclide pontico, Cleante, Sfero lo stoico; in oltre Pausania, detto l’eracliteo, e Nicomede e Dionisio; e tra’ grammatici Diodoto, il quale afferma che l’opera non è sulla natura, ma sulla politica, e che qualche cosa di fisico vi sta solo in forma di esempio. Racconta Ieronimo che anche Scitino, compositore di jambi, applicossi a sporre co’ versi l’opera di Eraclito.

XII. Corrono sopra di lui molti epigrammi, tra’ quali anche questo:

  Eraclit’io; perchè mi trascinate
     Sotto sopra, ignoranti? Non per voi
     Ho travagliato, ma per chi m’intenda.
     Un uomo sol per me vai trenta mille;
     Non uno innumerabili! Codesto
     Andrò dicendo ancora a Proserpina.


E un altro così:

  Non isvolgete sino all’ombilico
     Si presto il libro dell’efesio sofo!
     Sentier per voi di troppo grave accesso.
     Notte e tenebre son prive di luce.
     Se poi vi conducesse un iniziato,
     Lucido allora più di un chiaro sole.

XIII. Vi furono cinque Eraclidi. Primo questi. — Secondo un poeta lirico, di cui sono le dodici Laudi degli dei. — Terzo un poeta elegiaco, alicarnasseo, sul quale Callimaco così poetò: