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264 | capo primo |
scrisse imperfettamente, alcune altrimenti da quello che sono. — Segno della costui alterezza chiamò Antistene, nelle Successioni, l’aver ceduto al fratello la regia autorità. — Tanta gloria poi gli procacciò il suo libro, che da lui derivarono settatori appellati Eraclitei.
VI. Queste opinioni e’ tiene in generale: Ogni cosa consistere pel fuoco ed in esso risolversi. — Tutto accadere per un destino, e per giri contrarj, tutto ciò ch’esiste, insieme accordarsi. — Ogni cosa esser piena di anime e di dèmoni. — Parlò anche di tutte le alterazioni che accadono nel mondo; e disse, che il sole è in grandezza come appare. — Dice eziandio: Non si rinverrebbero i confini dell’anima, chi pur tentasse qualunque via, così n’è la ragione profonda. — Chiamava la presunzione un morbo sacro, e l—apparenza fallace. — Talvolta nell’opera si esprime lucidamente e chiaramente per modo, che anche un ingegno tardissimo di leggieri comprende, e sente un’elevatezza nell’anima; e la brevità e la gravità dell’esposizione sono incomparabili. Ma partitamente sono questi i suoi dommi: Il fuoco, dice, essere un elemento, e vicissitudine del fuoco ogni cosa, generata per condensamento o per rarefazione. Nulla per altro spiega apertamente. — Tutto generarsi per contrarj, e trascorrere tutto a maniera di fiume. — Ed essere l’universo finito ed uno il mondo. — E desso generato dal fuoco, e di nuovo alternatamente, dopo certe rivoluzioni, in ogni secolo abbruciarsi, e ciò per destino accadere. — Dei contrarj quello che conduce alla generazione chiamarsi guerra e lite, quello che all’incendio concordia e pace; la mutazione una via di