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212 | capo ii |
fu ammirabile in più modi; poichè una volta spirando le etesie con tal forza da esserne guaste le frutta, egli ordinò che si squojassero degli asini, e fattone otri, sulle colline e sulla cima dei monti si ponessero, onde accogliervi il vento, il quale cessando e’ n’ebbe il nome di Paravento.
VI. Eraclide, nel trattato Delle malattie, afferma ch’egli insegnò a Pausania le cose intorno all’Esanimata. Al dire di Aristippo e di Satiro, Pausania era il suo mignone, al quale dedica i suoi scritti sulla natura in questo modo:
Tu, Pausania, m’ascolta, del prudente
Anchito figlio.
E compose su di lui anche un epigramma:
Pausania, figlio d’Anchito, a buon dritto
Soprannomato il Medico, mortale
Asclepiade, nutrì la patria Gela,
Che tanti da’ rei morbi consumati
Di Persefone agli aditi rapia.
Eraclide scrive adunque che l’Esanimata fu una cotale che per trenta giorni conservò il corpo senza respiro e senza polsi; il perchè lui chiamò e medico e indovino, ricavando ciò anche da questi suoi versi:
Amici, voi, che la città possente
Presso il biondo Agrigento e l’alta rocca
Abitate, d’egregie opre curanti,
Salvete! Io, quasi incorrutlibil nume,