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188 capo primo

II. Pitagora come è detto sopra, fu discepolo di Ferecide siro; e dopo la morte di questo andò a Samo e udì Ermodamante, nipote di Creofilo, già vecchio.

III. Essendo giovine e studioso, si abseatò dalla patria, e si iniziò a tutti i misteri ellenici e barbarici. Fu pertanto in Egitto, allorchè Policrate lo raccomandò per lettera ad Amasidi; e apparò quella lingua, come narra Antifo, nel libro Di coloro che primeggiarono nella virtù, e fu appo i Caldei ed i Magi. Dopo scese in Creta, con Epimenide, nell’antro ideo, ed anche in Egitto negli aditi, e s’instruì negli arcani dei numi. Quindi ritornò in Samo, e trovando la patria tiranneggiata da Policrate, fece vela per Crotone d’Italia; e quivi costituite leggi agli Italioti, divenne celebre co’ suoi discepoli, i quali essendo intorno a trecento, ottimamente amministrarono la repubblica, per modo che quel governo fu quasi un’aristocrazia (reggimento di ottimi).

IV. Scrive Eraclide pontico ch’egli di sè stesso queste cose narrava: come una volta fosse stato Etalide e lo si stimasse figlio di Mercurio; e Mercurio avessegli detto di scerre, dall’immortalità in fuori, ciò che gli potea essere in grado; quindi aver egli chiesto di serbare memoria, vivendo e morendo, delle cose che accadono; che però in vita di tutto s’avea ricordato, e la stessa memoria era per conservare quando e’ morisse; che poscia col tempo, passato in Euforbo, era stato ferito da Menelao; che Euforbo narrò, come una volta fosse stato Etalide, e come pel dono di Mercurio avesse conosciuto e il vagare intorno dell’anima, e per qual