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LIBRO OTTAVO




CAPO PRIMO.



I. Dopo che abbiamo discorso l’ionica filosofia, che derivò da Talete, e gli uomini che in essa furono degni di considerazione, or via trattiamo anche dell’italica, la quale incominciò da Pitagora di Mnesarco, intagliatore di anelli, samio, come dice Ermippo, o, come dice Aristosseno, tirreno, di un’isola; che, scacciati i Tirreni, occuparono gli Ateniesi. Taluno per altro afferma ch’era figlio di Marmaco di Ippaso di Eutifrone di Cleonimo, profugo in Fliunte, e che avendo Marmaco abitato in Samo, Pitagora ne fu appellato samio; che andò in Lesbo raccomandato a Ferecide da Zoilo suo zio; e che avendo fabbricato tre coppe d’argento, le portò a regalare in Egitto ad ognuno dei sacerdoti. — Ebbe fratelli, uno maggiore, Eunomo, un altro mezzano, Tirreno, e per ischiavo Zamolsi, al quale, secondo Erodoto, sagrificano i Geli, stimandolo Saturno.