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annotazioni | 185 |
Questa effigie del più grande stoico è la sola in marmo che si conosca. Essa è in Roma (villa Albani) ed è inedita. Il ritratto di Crisippo ha qui la stessa disposizione del panneggiamento che sulla medaglia, mercè di cui ci venne fatto di conoscerlo: per altro i lineamenti del filosofo vi sono più decisi; e la sua aria concentrata e pensosa manifesta la profonda meditazione di un sottile e penetrante ingegno.“ — E. Q. Visconti.
I. Si esercitò alla corsa. — Come a tutti i principali della setta stoica, gli si fa esercitare da prima una professione bassa.
E vivo tuttora si separò da lui. — Ritter a buon dritto unisce [testo greco], compresivi i due versi che seguono, e pone dopo ciò che ha tolto di mezzo.
IV. Statua ch’è nel Ceramica. — Questa statua, da Cicerone veduta e descritta, era sedente colla mano distesa ed aperta, porrecta manu, nell’attendine di chi parla. Un tal gesto, dice il Visconti, era allusivo ad una quistione proposta da Crisippo agli Epicurei.
XII. Finge cose riguardanti Giove e Giunone. — Pare interpretasse una dipintura di Samo, nella quale Giunone era rappresentala in atto di compiacere, in modo turpissimo, al marito. Crisippo era solito torcere a fisiche significazioni molte stranezze dell’antica mitologia, onde vestire alla stoica i vetusti poeti. Forse questa volta, al dire del buon Laerzio, il fece con linguaggio da prostituta.
Coloro che scrissero delle figure. — [testo greco], cioè, secondo il Menagìo, delle tavole dei pittori, e non come volle il Casaubuono, degli indici dei libri. Forse alludesi ad altre figure.