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184 annotazioni

VI. Lasciò molti libri bellissimi. — Dai frammenti di questi veggiamo ch’egli scriverà in prosa e in verso, forse mescolati fra loro, secondo un uso generale a quell’epoca, massime presso gli Stoici. Stobeo ci serbò quasi intero un inno di Cleante a Giove, bello come le più belle preci. — Si vegga ne’ poeti gnomici del Brunck (Argentor., 1784), ove al testo ed alla versione latina ne succede una francese del Bougainville ed una italiana del Pompei.


CAPO VI.


Spero.


II. Tolomeo non esser re ec. — Lo Stefano ed il Casaubuono credono mutilo il passo; Menagio l’ha per intero. Così e’ lo interpreta: Diceva che non era re, cioè non lo diceva re per la ragione che lo salutavano re, comandava all’Egitto e portava regie insegne; ma perchè era tale quale egli era; cioè sapiente; per questo era re.


CAPO VII.


Crisippo.


L’acuto Visconti ravvisò sur una medaglia di Soli (Pompejopoli) l’effigie di Crisippo con quella del poeta Arato, nati entrambi nella stessa città. „Arato, dice il sommo Archeologo, ha gli occhi rivolti al cielo; l’altro ritratto raffigura un secchio, involto nel pallio, col pugno chiuso presso il mento, attitudine ch’era riguardata dagli Stoici come l’emblema della dialettica.“ — E soggiugne circa i! nostro ritratto; „Ho fatto intagliare un erme che ci dà lo stesso ritratto, ravvisato già nella medaglia, per quel di Crisippo.