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152 | capo vii |
ma poi che vide accostarsi gente incominciò a contendere con calore, disse:
Ohimè, fratello, l’occhio tuo si turba:
Presto smetti la rabbia, rettamente
Pensando.
— Nonostante che e’ fosse tranquillo quando si avvinazzava, pure dimenava le gambe, così che la fante diceva: Le gambe sole di Crisippo s’inebbriano. — Tale era nell’alterigia, che uno interrogandolo, a chi egli avrebbe raccomandato il figlio? rispose: A me; poichè s’io sapessi esservi alcuno migliore di me, io andrei a studiare filosofia da lui. Onde raccontano essersi detto sul conto suo:
Solo ei sa, gli altri mostransi com’ombre.
e
Senza Crisippo il portico non fora.
VI. Finalmente, secondo Sozione, nell’ottavo, passati Arcesilao e Lacide nell’Academia, si pose a filosofare con essi. A cagione di che, e contro la consuetudine e a favore di essa, e delle grandezze e delle moltitudini disputò, usando le prove degli Academici.
VII. Narra Ermippo che filosofando costui nell’Odeo, fu dagli scolari invitato ad un sagrificio, ove fattogli prendere del vin dolce, colto da vertigine, il quinto giorno se ne partì dagli uomini, di settanta tre anni, nella cenquarantesima terza Olimpiade, siccome dice Apollodoro, nelle Cronache. — Ed è nostro sopra di lui: