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146 | capo v |
maldicenza volgare. — Diceva i Peripatetici provare qualche cosa di simile alle cetre, le quali suonano ottimamente, ma non odono sè medesime. — Raccontano, che dicendo egli, potersi, secondo Zenone, conoscere dall’aspetto i costumi, alcuni giovinotti spiritosi gli condussero un bagascione, allevato duramente in campagna, onde pronunciasse quanto e’ stimavalo circa il costume; che standosi egli in dubbio, ordinò che quell’uomo se ne andasse; e che nell’andare esso starnutò, e Cleante disse: Io l’ho; è un effeminato. — Ad uno che era solitario e parlava con sè stesso disse: Parli ad uomo non cattivo. — Un tale gli rimproverava la sua vecchiezza; Anch'io, dissegli, voglio andarmene; ma da che sono sano per tutto, e scrivendo e leggendo concepisco, in cambio rimango. — E fama ch’egli scrivesse, ciò che udiva dà Zenone, sui cocci e sulle scapule dei bovi per diffalta di denari a comperare la carta.
V. Tale essendo Cleante, potè, sebbene vi fossero molti altri scolari di Zenone degni di lode, succedergli nella scuola.
VI. Lasciò molti libri bellissimi, che sono questi: Del tempo — Della fisiologia di Zenone, due — Esposizioni dei domini di Eraclito, quattro — Del senso — Dell’arte — Contro Democrito — Contro Aristarco — Contro Erillo — Degli appetiti, due — Archeologia — Degli dei — Dei giganti — Delle nozze — Del poeta — Del dovere, tre — Dell’accortezza — Della grazia — Esortatorio — Della virtù — Del buon naturale — Di Gorgippo — Dell’invidia — Dell’amore — Della libertà — Arte amorosa — Dell’onore — Della gloria — Politico — Del con-