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ch’io attingo soltanto? e non zappo anche? e non inaffio? e non faccio ogni cosa per la filosofia? Poichè anche Zenone lo esercitava in questi lavori ed esigeva portassegli un obolo del suo salario. — Una volta, tra suoi famigliari, recò in mezzo le piccole monete di rame che avea accumulale, e disse: Cleante, se n’avesse voglia, sarebbe capace di nutrire un altro Cleante; ma coloro i quali hanno di che mantenersi cercano dagli altri le cose necessarie, sebbene dediti apertamente alla filosofia. Ond’è che un altro Ercole fu appellato Cleante.

III. Era egli bensì studioso, ma senza natura, e straordinariamente tardo. Per la qual cosa Timone parlò così di lui:

     Chi è questo monton che per le file
     Vegli uomini s’aggira, cianciatore,
     Stupido, astio, morlajo pusillanime?

IV. Posto in canzone da’ condiscepoli, il comportava, e udendo chiamarsi asino, lo approvò, dicendo, lui solo poter portare il fardello di Zenone. E un giorno biasimandolo quelli come timido, rispose: Perciò poche volte pecco. — Preferendo la propria vita a quella dei ricchi, diceva: Mentre costoro giuocano alla palla, io zappando lavoro la terra dura e sterile. — Spesso anche rimproverava sè stesso: il che udendo Aristone, gli chiese: chi rimproveri? ed egli ridendo: Un vecchio co’ capelli bianchi, ma senza giudizio. — Dicendo un tale che Arcesilao non faceva le cose debite, Finiscila, soggiunse, e non censurare; poichè se col discorso distrug-