Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
134 | capo primo |
LXXX. Circa le cose che nascono in aria, l’inverno dicono essere l’aere raffreddantesi sulla terra pel lontano ritrarsi del sole; la primavera la buona temperatura dell’aria al ritorno del sole verso noi; l’estate l’aria che si riscalda sulla terra alla partenza del sole pel norte; l’autunno il ricorso del sole che si fa allontanandosi da noi..... verso donde soffiano.
LXXXI. Il sole evaporante le nubi tengono per causa della formazione di quelle. Dicono l’iride essere raggi riflessi da umide nubi o, come crede Posidonio, nella sua Meteorologia, immagine di un ritaglio di sole o di luna in una nube rugiadosa, concava e continua in apparenza, rappresentata come in ispecchio pel giro del cerchio. Le stelle chiomate, barbate e somiglianti a lampadi, essere fuochi che esistono quando l’aere crasso è ricondotto in luogo etereo. Le stelle cadenti accensione di fuochi raccolti, portati velocemente per l’aria e mostranti un’apparenza di lunghezza. La pioggia cangiamento di nube in acqua, dopo che o dalla terra o dal mare innalzata l’umidità non giugne ad essere elaborata dal sole. Questa raffreddata chiamano brina. La grandine nube congelata, spezzata dal vento. La neve umore uscente da nube congelata, come dice Posidonio, nell’ottavo del suo Trattato di fisica. Il baleno accendimelo di nubi sfregate insieme e rotte dai venti, come dice Zenone, nel libro Dell’universo. Il tuono lo strepito di queste per isfregamento o rottura. Il fulmine violenta infiammazione delle nubi che si sfregano insieme o si rompono, cadente con molta forza sulla terra; ovvero, secondo altri, aggiramento d’aria