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antistene. | 5 |
e riempiuto questo, se ne partiva. Ora dimandandogli la donna il prezzo: Te lo darà il giovinetto, le rispose, se arriverà la sua barca di salumi. — Pare ch’egli sia stato cagione e del bando di Anito, e della morte di Melito: perciocchè abbattutosi in alcuni giovani di Ponto, accorsi al nome di Socrate, li condusse da Anito, affermando che nel costume era più savio di Socrate; per la qual cosa, que’ che gli stavano d’intorno, forte sdegnati lo discacciarono. — Se per caso vedeva qualche donnicciuola adorna, andava alla casa di lei e sollecitava il marito di mostrargli cavallo ed armi; onde se queste cose avesse avute, la lasciasse sfoggiare — poichè queste lo avrebbero difeso — altrimenti le togliesse d’intorno quegli ornamenti.
V. Sue massime erano queste: Insegnabile dimostrava la virtù. — E quei medesimi esser nobili che sono virtuosi. — E la virtù essere bastevole per la felicità, non d’altro avendo mestieri che del vigore socratico. — E la virtù consistere in opere, nè di molti discorsi, nè di lezioni aver d’uopo. — Che il savio basta a sè stesso, poichè sono sue tutte le cose degli altri. — Che l’abbiettezza è un bene, ed è eguale alla fatica. — Che il savio non dee governarsi secondo le leggi stanziate, ma secondo quelle della virtù. — E s’ammoglierebbe per procreare figliuoli unendosi con donne bellissime. — E potrebbe anco innamorarsi, poichè il solo sapiente sa chi dee amare. — Diocle ascrive a lui anche queste: Al saggio nessuna cosa, è straniera o nuova. — L’uomo dabbene è degno d’amore. — I buoni sono amici. — Farsi alleati gli animosi insieme e giusti. — Arma che non si