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124 | capo primo |
di virtù, bastevole per sè alla felicità è anche la virtù, disprezzando essa pure quelle cose che ci pajono moleste. Panezio, per altro, e Positronio tengono la virtù non bastevole per sè, ma affermano essere necessaria anche la salute e l’agiatezza e la robustezza. Sono essi di parere eziandio che, siccome afferma Cleante, della virtù abbiasi sempre ad usare, poichè non si può perdere, e il saggio ne usa in ogni occasione, avendo l’animo perfetto.
LXVI. Al dire di Crisippo tengono il giusto essere per natura, non una instituzione, come la legge e il retto discorso; e pare ad essi che per disparità di opinione non si abbia a desistere dalla filosofia, poichè, dice Posidonio negli Esortatorii, per questa ragione si abbandonerebbe l’intiera vita. Crisippo crede utili anche gli studi enciclici. Secondo Crisippo, nel primo Della giustizia,e secondo Posidonio, nel primo Degli uffici, dicono pure nessuna giustizia esistere tra noi e gli altri animali, per dissomiglianza; e dicono, secondo Zenone, nel libro Della repubblica, secondo Crisippo, nel primo Delle vite, e secondo Apollodoro nell’Etica, potere il sapiente innamorarsi di que’ giovani che all’apparenza mostrano buona disposizione alla virtù. Ed essere l’amore un conato di far del bene a cagione di una bellezza apparente; e non provenire da concupiscenza, ma da amicizia. E di vero Trasonide, sebbene avesse in podestà l’amata, perchè essa lo odiava, se n’era astenuto. E però, come dice Crisippo, nel libro Dell’amore, essere l’amore dall’amicizia; nè reprensibile questo, e la bellezza fiore di virtù. — Dei tre modi di vita che