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4 capo primo

il male. — Esortava chi era biasimato ad aver pazienza più che se alcuno gli gettasse dei sassi. — Burlava Platone come vanitoso. Ora facendosi una pubblica festa, osservato un cavallo che nitriva, disse, vólto a Platone: Parmi che anche tu saresti un cavallo da sfoggio; e questo perchè Platone continuava a lodare quel cavallo. Ed una volta visitandolo malato, e veduto il bacino in cui Platone avea vomitalo: La bile certo, disse, veggo qui dentro, ma il fumo, non lo vedo. — Consigliava gli Ateniesi a dichiarare con un decreto gli asini cavalli; e stimato pazzo: Ma pure anche capitani, disse, si fanno da voi che non intendono nulla, e sono tali pel solo cenno della mano. — Ad uno che gli disse, molti ti lodano, rispose: Ho forse fatto qualche cosa di male? — Rivoltando egli la parte lacera del suo vecchio mantello per metterla in vista, Socrate, che lo osservava, disse: Veggo a traverso di quel mantellaccio la tua ambizione. — Interrogato da un tale — come racconta Fania nel libro intorno a’ Socratici — che cosa egli avrebbe dovuto fare per essere uomo dabbene? Rispose: Apparare da chi sa, che i mali, che tu hai, sono da fuggirsi. — Con uno che lodava le delicature, disse: privano delicatamente i figli dei nemici. — Ad un giovine che stava a modello col suo scultore: Dimmi, chiese, se il bronzo pigliasse voce, di che avrebbesi a gloriare? E quegli rispondendo, di beltà: Dunque, riprese, non ti vergogni godere di cose simili alle inanimate? - Un giovinetto politico prometteva di avere gran cura di lui, se gli fosse giunta una barca di salumi. Antistene, preso costui ed un acco vuoto, andò da una farinajuola,