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116 | capo primo |
delle cose operate a seconda dell’appetito, alcune sono doveri, alcune contro il dovere, alcune nè doveri nè contra il dovere. E però essere doveri quante la ragione elegge di fare, siccome onorare i genitori, i fratelli, la patria, compiacere agli amici; contro il dovere, quante non elegge la ragione, come queste, trascurare i genitori, non darsi briga dei fratelli, non esser d’accordo cogli amici, negligere la patria, ed altre affini. Nè conforme nè contro al dovere, quanto la ragione non elegge di fare, nè vieta, come raccogliere una paglia, possedere uno stilo, una stregghia, e simili a queste. Alcuni doveri poi essere senza necessità di circostanze, alcuni con necessità di circostanze. Senza necessità di circostanze, questi, curare la salute ed i sensi, e simili; con necessità di circostanze, mutilare sè stesso, e dissipare gli averi.
Lo stesso delle cose non conformi al dovere. Tra’ doveri anche ve n’ha taluno debito sempre, taluno non sempre; sempre, certo, è conveniente vivere secondo natura, non sempre interrogare e rispondere e passeggiare e simili. Pari discorso anche di ciò che è fuor del dovere. Ed avvi non so qual dovere eziandio nelle cose di mezzo, come l’obbedire i fanciulli ai pedagoghi.
LXIII. Dicono gli Stoici essere l’anima di otto parti; poichè sono parti di essa e i cinque sensi, e l’organo per la voce, e la facoltà del pensiero, ch’è l’intelligenza, e quella della generazione. E dalle cose false prodursi il pervertimento del pensiero, donde pullulare molte passioni e cause di disordine. La stessa passione è, secondo Zenone, od un movimento dell’anima irragionevole e contro natura, od un appetito sovrabbondante.