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110 | capo primo |
prudenza. Delle virtù altre sono prime, altre subordinate ad esse. Prime queste: Prudenza, fortezza, giustizia, temperanza; e tra le specie di esse, la magnanimità, la continenza, la pazienza, la destrezza, l’avvedutezza. La prudenza dicono essere la scienza dei mali e dei beni e di ciò che non è nè bene nè male; la giustizia la scienza delle cose da scegliersi e da fuggirsi e delle indifferenti; la magnanimità la scienza che rende l’abito dell’animo superiore agli avvenimenti comuni e ai buoni ed ai cattivi; la continenza una disposizione che non lascia oltrepassare il retto discorso, od una abitudine invitta contro le voluttà; la pazienza una scienza od attitudine nelle cose in che s’ha a persistere e no, O che sono indifferenti; la destrezza una abitudine ritrovatrice issofatto di ciò che esige il dovere; l’avvedutezza la scienza di considerare il che e il come faremo per operare utilmente. E in pari modo dei vizj alcuni essere primi, altri a questi subordinati, come l’imprudenza, la timidezza, l’ingiustizia, l’intemperanza, tra primi; e l’incontinenza, la pigrezza, il mal volere, tra’ subordinati a questi; ed essere i vizj l’ignoranza di quelle cose, la conoscenza delle quali costituisce la virtù.
LV. Bene in generale affermano essere una cosa utile, ed in particolare o questo o ciò che non è diverso dall’utilità. Il perchè e la stessa virtù, e il bene partecipe di quella dicono tripartiti così, per esempio: bene per le cose da cui deriva, come un’azione secondo virtù; per quello da cui, come l’uom probo che partecipa della virtù. Ma in altro modo particolarmente defluiscono il bene così: ciò che, come ragionevole, è perfetto se-