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vi sia conformata pel consenso di tutta la vita; e pervertirsi l’animale ragionevole talvolta per la verisimiglianza delle cose esteriori, talvolta pei primi insegnamenti di coloro coi quali pratica; poichè la natura non dà occasioni perverse.

LIV. Talvolta la virtù è una perfezione di comune a tutto, per esempio, di una statua; talvolta non soggetta a speculazione, come la salute; talvolta speculativa, come la prudenza. Poichè dice Ecatone, nel primo Delle virtù, scientifiche e speculative essere quelle che sono costituite da speculazioni, come la prudenza e la giustizia; non ispeculative quelle che per estensione si contemplano nelle costituite dalle speculazioni, come la salute e la forza. Il perchè dalla temperanza, che consta dalla speculazione, accade che segua e si prolunghi la salute, al modo che dai volti nelle fabbriche proviene la forza. Chiamansi non speculative perchè non hanno un assentimento, ma sono addizioni, e si danno ne’ viziosi, come la salute e la forza. Testimonio che la virtù sia una cosa esistente, dice Posidonio, nel primo del suo Discorso morale, è l’essere stata in progresso appo Socrate, Diogene ed Antistene; ed esistere anche il vizio per essere opposto alla virtù. Ed essere questa insegnabile, dico la virtù, e da Crisippo si afferma, nel primo Dei fini, e da Cleante e da Posidonio, nelle Esortazioni, e da Ecatone. E che sia da apparare è manifesto dal farsi buoni e cattivi. Perciò Panezio distingue due virtù, una speculativa ed una pratica; una logica, una fisica ed una morale altri; quattro Posidonio, molte Cleante, Crisippo ed Antipatro. Apollofane ne nomina una, la