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figli, perchè non sono sapienti; e quando stabilisce, nella Repubblica del pari e ne’ dugento versi, essere comuni le donne, e non doversi fabbricare nelle città nè sacrati, nè tribunali, nè ginnasi; e della moneta così scrive: Credere che nè in grazia de’ cambi, nè in grazia de’ viaggi, sia necessario preparare la moneta; e vuole che uomini e donne usino le stesse vesti; nè celino i genitali.

XXIX. Che questa Repubblica sia di Zenone, lo asserisce anche Crisippo nel primo della sua Repubblica. Trattò di cose amatorie nel principio del libro che s’intitola Dell’arte amatoria; e di tali argomenti scrisse anche nelle Diatribe. Alcune di sì fatte accuse stanno presso Cassio ed eziandio presso Isidoro retore da Pergamo, il quale affermò che da Atenodoro lo stoico, cui era affidata la biblioteca di Pergamo, furono espunte dai libri le male cose scritte dagli Stoici; dopo rimessevi, quando Atenodoro fu collo sul fatto e accusato. — E questo per le cose di che lo si accagionava.

XXX. Furono otto Zenoni: primo l’eleate, di cui diremo. — Secondo quest’esso. — Terzo un da Rodi, che scrisse una storia particolare del suo paese. — Quarto l’istorico, che scrisse la campagna di Pirro in Italia ed in Sicilia, e anche un ristretto delle cose operate dai Romani e dai Cartaginesi. — Quinto un discepolo di Crisippo, che compose pochi libri, ma lasciò molti scolari. — Sesto un medico erofileo, atto al concepire, fiacco nello scrivere. — Settimo un grammatico, del quale fra l’altre cose vanno attorno anche epigrammi. —