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58 | capo viii |
tello, perì, sciamando che mercè il discorso era uscito salvo di Grecia, in patria era fatto perire per invidia. Alcuni dicono ch’ei fu ucciso mentre celebrava un sagrificio alla greca. E nostro l’epigramma sul medesimo:
Quando Anacarsi dal vagar suo lungo
Nella Scizia tornò, di Grecia a modo
Viver tutti inducea. Sul labbro ancora
Era imperfetta la parola; e pronto
Volante dardo lo rapisce in cielo.
V. La vite, diceva egli, produrre tre maniere di grappoli: il primo del piacere; il secondo dell’ubbriachezza; il terzo del disgusto — Diceva: Meravigliarsi come presso i Greci venissero a concorrenza gli artisti, e giudicassero poi i non artisti — Interrogato com’uom potesse non essere amico del bere? Se innanzi gli occhi, rispose, abbia le sconcezze degli ubbriachi — Diceva: Meravigliarsi che i Greci fatte avendo leggi contro gli offensori, onorassero poi gli atleti, che si percuotono gli uni gli altri. — Avendo saputo essere di quattro dita la grossezza delle navi: Tanto, soggiunse, i naviganti distano dalla morte — Chiamava l’oglio, farmaco di pazzia, perchè gli atleti, ungendosi d’oglio, più impazzavano fra di loro — Come mai, diceva, coloro che proibiscono di mentire, nelle taverne dicono apertamente la bugia? — E meravigliarsi, diceva, come i Greci, in principio , bevessero in piccole tazze, satolli poi in grandi — E scritto sotto le immagini di lui: Contieni la lingua, il ventre , l’amore — Interrogato, se nella Scizia erano flauti,