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periandro. | 55 |
precetti sino al numero di due mila versi. E diceva, che chi volea regnare sicuramente, dovea torsi a guardia la benivoglienza e non le armi — E interrogato una volta, perchè persistesse nella tirannide; rispose: Perchè riesce pericoloso e il rinunciarvi spontaneamente, e l’esserne spogliato — Disse anche queste cose: Bello il riposo — Mal certa la temerità — Turpe il guadagno — La democrazia migliore della tirannide — Le voluttà corruttibili, immortali gli onori — Sii moderato nelle prosperità, nelle sventure prudente — Cogli amici, sì avventurali che sfortunati, serbati lo stesso — Attieni quanto hai promesso — Fa che non si disvelino i discorsi segreti — Castiga non solo quelli che peccano, ma quelli ancora che si dispongono a peccare.
V. Egli fu il primo che avesse guardie; e tramutò la magistratura; e chi voleva non lasciava vivere in città, come affermano Euforo ed Aristotele.
VI. Fiorì intorno la trentesima ottava olimpiade e fu per quaran’tanni tiranno. Sozione, Eraclide, e Pamfile, nel quinto dei Commentarii, dicono che due furono i Periandri; l’uno tiranno, l’altro d’Ambracia. Anzi, scrive Neante ciziceno ch’erano fra loro cugini. Aristotele dice che il sapiente era corinzio; Platone il niega - Di lui è: lo studio è tutto — E volle tagliar l’Istmo.
VII. Si recano come sue anche le lettere:
Periandro ai Sapienti.
„Molte grazie sieno al Pizio Apollo se riuniti insieme le mie lettere vi condurranno anche a Corinto.